Versicoli semplici semplici, scritti una sera qualsiasi…

Se tutto è già visto, se niente è inedito,

se tutto è già scritto o se è già stato scritto,

come faccio? Se tutto è già stato fatto, se tutto

è già stato pensato, se ho vissuto

tutto ciò che avevo da vivere, se ho già amato

tutto ciò che c’era da amare, come faccio? 

Questo mondo non inizia e non finisce

con questa cittadina.

Questa vita non inizia e non finisce

con te.

Queste strade mi portano ai soliti luoghi.

Camminavo sempre le solite strade.

Attraversavo questo piccolo parco.

Mi guardavo intorno. Non conoscevo nessuno. 

Ti ho incontrata inaspettatamente.

Avevi l’aria imbronciata e andavi di fretta.

Due parole soltanto. Il tempo di fumarti una sigaretta. 

Mi hai detto scontrosa, altezzosa:

“figurati se una come me viene a letto con te.”

E hai elencato tutti i miei difetti.

Io ti ho ricordato scherzosamente tutti i miei difetti

di cui ti eri dimenticata. 

Tu hai precisato che non c’era niente da ridere

e che l’importante era esserne consapevoli. 

Quindi ti ho risposto di riappacificarti con te stessa.

Hai fatto mente locale per qualche istante

e sei stata in silenzio. 

Ho pensato che mi meritavo di essere solo.

Ma per fortuna non mi perdo in brutte compagnie. 

Ho pensato che io stavo almeno cercando

me stesso, mentre tu neanche quello. 

Poi con un’aria divertita hai ripreso:

“Una puttana, certo è meglio. Una botta

e via senza complicazioni sentimentali, se riesci

a non innamorarti di lei e a non farti

prendere dal vizio.”

Poi hai continuato:

“cosa vuoi che me ne freghi delle tue presunte

poesie, se non hai i soldi e non sei bello? 

Quelli sono importanti.”

Mi hai fatto capire che ero solo

una testa matta inconcludente

e che anche le donne vogliono qualcosa di concreto,

che se ne fregano delle affinità elettive, affettive o intellettuali. 

Ho pensato che tutto gira intorno al sesso e ai soldi.

Inutile fingere. 

Non ho guardato il cielo, ma solo in terra.

Ho evitato il tuo sguardo perché sapevo

che tu con aria di sfida e divertita mi guardavi in faccia. 

Hai vinto tu. Io te la do vinta, ma che senso ha la vittoria? 

A che ti serve vincere? Questo mi chiedevo tra me e me,

senza proferire parola. 

Poi sei andata via senza curarti di me né della mia risposta.

Avevo solo bisogno di ritornare in me.

Non mi hai stupito. Non mi hai deluso. Sapevo già 

che la pensavi così.  Era una semplice conferma.

Io sono sempre l’uomo sbagliato al momento

sbagliato nel luogo sbagliato. Io sono in errore.

Io sono un errore. La mia vita è un errore. 

E se fosse il mondo a essere sbagliato?

No. Il mondo intero non può essere sbagliato,

anche perché è il mondo che detta legge.

Sta di fatto che io non capisco il mondo

e il mondo non capisce me. 

Nessuno di noi aveva più niente da dire. 

Lo so bene che tu puoi finire a letto 

con l’uomo sbagliato,

ma che deve essere al momento giusto,

per una giusta causa o almeno costui

deve avere certe prerogative,

almeno per raccontare l’avventura alle amiche. 

Ma l’ho presa con ironia. 

Ho pensato che le donne vanno coi poeti veri,

ma si accontentano solo di quelli riconosciuti 

o anche di quelli che si atteggiano tali

o credono ciecamente di essere poeti

(perché importante è crederci e illudersi). 

Non mi hai mai capito.

Non ti ho mai capito.

Io mi sono sforzato di capirti.

Tu nemmeno quello. 

Sono rimasto solo nella via

con il vento freddo in faccia

e le mani nelle tasche,

che mi proteggevano dal gelo. 

Sono andato al solito bar per un caffè. 

Poi avevo bisogno di ritornare

di nuovo in esilio nella mia stanza.  

A te non te n’è mai importato nulla. 

Tu non sai cosa covo dentro.

Io non so cosa covi dentro.

Tu non sei in me. 

Io non sono in te. 

Io che non ho un amore presentabile.

Io che non ho un amore da raccontare. 

Io che ho dentro troppa solitudine.

Io che un tempo avevo il cuore

troppo affollato e oggi è quasi disabitato.

Dovrei inventarmi un amore

perché tutti apparteniamo a qualcuno

o qualcosa, perché le leggi dell’animo,

dell’essere ci richiamano.

Dovrei amare un’invenzione.

Le parole sono solo un inutile corollario.

Sono un semplice ornamento.

Oppure le mie parole sono tutte sbagliate.

Non voglio inventarmi parole, né amori.

Non voglio perdermi neanche in amori sbagliati

(perché alcune persone sbagliano sempre 

in amore? Io non so se sbaglio l’amore

o se è l’amore che mi sbaglia).

Troppi pensieri nel letto disfatto.

Poi ho ricordato l’eco dei miei passi.

Ho pensato che moriremo tutti incompiuti.

Ho pensato a tutti i tuoi atti

e a tutti i fatti del mondo.

Ho pensato al tuo regno di periferia

e alle migliaia di ore in perfetta solitudine

trascorse in camera mia. Io sempre

a cercare nuovi modi di vincere la noia! 

Se tutto è già visto, se niente è inedito,

se tutto è già scritto o se è già stato scritto,

come faccio? Se tutto è già stato fatto, se tutto

è già stato pensato, se ho vissuto

tutto ciò che avevo da vivere, se ho già amato

tutto ciò che c’era da amare, come faccio? 

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Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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