Viaggio al termine della città: un’analisi storica e culturale

viaggio al termine della città

“Viaggio al Termine della Città” di Leonardo Lippolis ci aiuta a scoprire l’evoluzione urbana dal 1972 al 2001, analizzando i crolli del Pruitt-Igoe e delle Torri Gemelle. Un viaggio tra storia e mitologia urbana, arricchito da riferimenti a opere letterarie e cinematografiche, che riflette sulle trasformazioni sociali e culturali della nostra epoca.

Un viaggio nel tempo

Viaggio al termine della città è un viaggio nel tempo che porta il lettore in un luogo non troppo lontano dai giorni nostri, in uno spazio che va dal 1972 al 2001. Secondo Einstein, ideatore della Teoria della Relatività: “Lo spazio e il tempo si deformano in prossimità di corpi massicci (stelle, pianeti etc.) oppure quando un corpo si muove a una velocità tanto elevata da essere comparabile a quello della luce”.   

È un viaggio che sottolinea una società segnata da due crolli quello del complesso residenziale Pruitt-Igoe richiesto dagli abitanti (Pruitt-Igoe è stato un grande progetto urbanistico di edilizia residenziale, realizzato tra il 1954 e il 1955 nella città statunitense di Saint Louis, Missouri. L’autore fu l’architetto Minoru Yamasaki, progettista anche delle torri del World Trade Center di New York, meglio conosciute come Twin Towers), e quello del World Trade Center di New York, crollo dovuto agli attentati dell’11 settembre 2001 (furono una serie di quattro attacchi suicidi coordinati, compiuti contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d’America da un gruppo di terroristi appartenenti all’organizzazione terroristica  Al Qaida) che cambiò la società e il suo modo di vivere.

Dal giorno della catastrofe, ogni luogo pubblico venne visto come possibile posto (metropolitane, aeroporti, scuole, stadi ecc…) di attentato, e per evitare altre eventuali stragi ci fu un rafforzamento delle misure di sicurezza in aeroporti e stazioni piuttosto massiccio. I ragazzi delle nuove generazioni, abituati a questi controlli, non sanno come prima fosse più semplice viaggiare e la gente si sentisse più sicura quando intraprendeva uno spostamento in treno o in aereo.  

La crisi della città 

Attraverso riferimenti musicali, letterari e cinematografici l’autore fa viaggiare il lettore in quei luoghi cittadini dallo stile panottico  (panottico dall’ingl. panopticon, comp. di pan– e del gr. ὀπτικός «visivo»] (pl. m. –ci). – In architettura, tipo di edificio adibito a carcere (ideato dal filosofo e giurista ingl. J. Bentham alla fine del sec. 18°), di forma circolare, con un vano centrale che prende luce dal tetto in vetro e dal quale è possibile controllare tutte le celle, disposte lungo il perimetro. Il termine è stato successivamente usato per caratterizzare la pianta di edifici (generalmente carceri) a sviluppo radiale, con più corpi di fabbrica (bracci) che si dipartono da un elemento centrale. (Fonte Enciclopedia Treccani) con una società imbevuta dal capitalismo e ingoiata dalla distopia (delinea i tratti di una società spaventosa, inferiore e più ingiusta).

Lo fa attraverso riferimenti, dettagli curati e precisi come il libro di George Orwell “1984” e il film “Arancia meccanica di Stanley Kubrick. Grazie alla letteratura, il teatro e il cinema poi, si ha la possibilità di conoscere le società nel corso del tempo anche senza il mondo virtuale e i suoi device, in un immaginario di “città robot” e “megamacchine”, ma grattacieli come oggetto di disastri sociali. In quegli anni, lo psicologo statunitense Philip Zimbardo con l’intento di rispondere alla domanda “Cosa spinge le persone a essere cattive?”, effettuò un esperimento carcerario a Stanford, noto come “Effetto Lucifero” che nacque per tentare di comprendere cosa spinge le persone buone a compiere azioni cattive.  

Attraverso Disch l’autore porta il lettore “in una società mediocre più che totalitaria” che descrive: “La città sovraffollata e inquinata, con la sua architettura eclettica e postfunzionalista, è l’anima di un mondo dismesso che procede inesorabile lungo la china del tramonto dell’Occidente”.  

Protagonista assoluto: Il condominio di una visione solipsistica  

Ballard (scrittore britannico) dà una spiegazione minuziosa di condominio:  

“Registra le  tappe con minuzia da cronista: le lite fra condomini di piani diverse per l’utilizzo della piscina da parte dei bambini; le lamentele per le feste sempre frequenti e rumorose in vari appartamenti del palazzo; i litigi per i parcheggi; l'allentamento delle minime norme regolatrici della convivenza, come le bottiglie e gli oggetti che cominciano a volare dalle finestre durante le feste; i sacchi dell’immondizia che cominciano ad accumularsi negli spazi comuni. Questi episodi senza un piano preciso in una logica riconoscibile, lentamente si generalizzano e creano un ritorno allo stato precivile della guerra di tutti contro tutti,  in cui le regole del mondo esterno vengono sospese”. 

Ballard compone un quadro della contemporaneità incentrata sul rapporto tra la psicologia collettiva – qualche rigo sopra è stato fatto un importante riferimento a un esperimento della psicologia sociale attuato da Zimbardo – e i luoghi caratterizzanti la postmodernità. Nell’ultimo romanzo “Regno a venire” Ballard sottolinea come il mix l’apatia e le società indotte al sistema dei consumi sfocino in una “sorta di fascismo delle merci”.  

E ancora:  

“La gente trova tutta l’intimità di cui ha bisogno nella sala di imbarco dell’aeroporto e nell’ascensore del grande magazzino. A parole sono tutti a favore dei valori comunitari, poi però preferiscono stare da soli” [Ballard, 2002, p 252- 253]. 

Questo argomento proiettato sulla psicologia:  

"Nonostante si discuta nella natura sociale degli esseri umani almeno sin dai tempi di Aristotele, questa conoscenza non ha tuttavia impedito lo sviluppo di una visione solipsistica della natura umana. Il solipsismo quando riferito alla filosofia della mente, implica che per definire cosa sia la mente e come funzioni, ci si debba focalizzare solo solamente del singolo individuo” (Ammaniti, M. Gallese, V. «A cura di» La nascita dell’intersoggettività, Raffaello Cortina Editore).  

L’isola di cemento  

L’isola di cemento è scritto nel 1974 da Ballard, il primo attore di questo libro è una porzione di terreno abbandonato, incastrato fra tre svincoli autostradali e tiene prigioniero un architetto che ha subito un incidente stradale mentre torna a casa dal lavoro.  

In quello stesso anno veniva ucciso l’ultimo degli intellettuali il poeta, lo scrittore, lo sceneggiatore, attore e drammaturgo Pierpaolo Pasolini. Pasolini si spingeva nei quartieri popolari della periferia romana pieni di miseria, descrivendo nei suoi film, nei suoi libri la società di quel tempo plasmando il paesaggio urbano. Attraverso le sue visioni descrive luoghi come metafore decentrate di persone diverse, di luoghi impuri con il desiderio di scardinare barriere e pregiudizi: 

“Come uno schiavo malato, ho una bestia, vagavo per un mondo che mi era assegnato in sorte, con la lentezza che hanno i mostri del fango – o della polvere – o della selva – strisciando sulla pancia – o su pinne levane per la terraferma – uguali fatte di membrane… 

C’erano intorno argini, o massicciate, o forse stazioni abbandonate in fondo a Città di morti – con le strade i sottopassaggi della notte alta, quando si sentono soltanto treni spaventosamente lontani virgola e sciacqui discoli, nel gelo definitivo, nell’ombra che non ha domani…”. 

I non luoghi 

Attraverso l’antropologo francese Marc Augé l’autore fa conoscere al lettore la teoria dei non luoghi: 

“Se un luogo può definirsi come identitario, relazionare, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario né storico definirà un non luogo. L’ipotesi che qui sosteniamo e che la surmodernità   è produttrice di non luoghi antropologici e che, contrariamente alla modernità boudeleriana, non integra in sé i luoghi antichi”. 

I non luoghi dunque sono uno spazio anonimo di transito del commercio e del tempo libero, dunque l’architettura dei non luoghi è finalizzata al rapido consumo e deve richiamare un déjà-vu, un senso di familiarità che neutralizzi quel senso di estraneità e anonimato che i non luoghi stessi producono e che fanno scomparire le città”. 

Il viaggio continua  

Il viaggio continua con lo stadio di Bari in cui nel 1991 la polizia italiana ammassò provvisoriamente gli immigrati clandestini albanesi prima di rispedirli nel loro paese.  

Ci porta poi alla Las Vegas, propaganda pura di riduzione della realtà e mera apparenza. 

Da una visione della microfisica del potere foucaltiana, per de Certeau è urgente svelare in che modo le persone provano a sottrarsi alle gabbie di acciaio. 

La visione di Tosches sulle Twin Towers: 

“[…] Avevo sempre avuto la sensazione che avrei vissuto a lungo tanto da veder crollare queste torri gemelle punto ma pensavo che si sarebbero abbattute da sole, vittime della loro costruzione mediocre. Adesso avevo voglia di uccidere quelli che avevano distrutto il simbolo che. Questo sentimento emanava da quel bel tempo andato sparito per sempre: questi di istruttori non erano del quartiere”. 

Nell’ambito dell’architettura radicale italiana si fa spazio Ugo La Pietra che riconosce subito nell’ambiente urbano l’oggetto di una ricerca non riducibile alla semplice progettazione, ma si poneva come obiettivo la ricognizione dei gradi di libertà. 

Fekner Tra i fondatori del movimento dei writers scrive così: 

“I treni erano l’obiettivo preferito: «muri in movimento» che il giorno dopo potevano essere facilmente visti dal pubblico in tutte e 5 le parti delle città. Progetti più grandi potevano essere facilmente completati nelle notti senza luna e nei fine settimana lunghi quando gli uffici della città lavoravano poco”. 

Margaret Morton attraverso la fotografia mostra le dimore create dai senzatetto newyorkesi nel parco di Tompkins Square. 

Nel 1993 sull’argine libero del lungotevere adiacente a un’area industriale abbandonata, Stalker intraprendono una camminata di 60 km per una durata di 5 giorni lungo i margini interni della città costruita, affidandone le barriere e gli ostacoli, sottolineando i margini della funzionalità capitalistica, una società circondata da non luoghi e l’edilizia popolare come complessi monumentali il tutto fa emergere le banali regole economiche. 

Si passa poi per Campo Boario l’ex mattatoio del Testaccio a Roma un’area dismessa del 1975. Si fa un salto A Parigi tra le banlieues. 

“Se i nazisti avessero conosciuto gli urbanisti di oggi avrebbero trasformato i campi di concentramento in case popolari [Vaneigem, 1994, p.33] 

Si passa poi per le “Aree Virus”, si va a Genova, alle favelas, alla Milano- Corea per trovarsi poi al Man Festival, al Black Rock City. 

“Nessun fascino delle rovine, nessuna retorica della povertà, ma la necessità di ragionare su modi, su pratiche, su progetti di vita che si sgancino dal treno lanciato a folle velocità verso l’abisso”. 

Non mi resta che augurarvi buon viaggio al termine della città. 

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Dott.ssa in Discipline Psicosociali. Illustratrice, autrice di libri per bambini e fantasy, racconti, poesie, romanzi. Finalista 2017 del concorso Fiction e Comics, de Ilmiolibro, Gruppo Editoriale l’Espresso con il libro “C’Era Una Volta”. Libri pubblicati sullo stesso sito, Desideri Cristina ilmiolibro.it. Vincitrice del Secondo premio Internazionale di Poesia e Narrativa, Firenze Capitale D’Europa con “La bambola di Giada”. Racconti e favole sono stati inseriti in raccolte antologiche in quanto vincitori di concorsi, quali “Parole d’Italia, Racconti brevi di vecchi e nuovi italiani” indetto dalla Regione Lazio, la favola “Le stelle” selezionata dalla Scuola Holden per DryNites. Vincitrice di svariati concorsi letterari. Ha collaborato con la Montegrappa Edizioni e, per la stessa, ha ideato e curato sette concorsi letterari. Ha illustrato il libro “Sogni e Favole” del romanziere Giuseppe Carlo Delli Santi. Con la Pav Edizioni ha pubblicato il romanzo per la collana psicologica-thriller "La collezionista di vite”. Per la Pav Edizioni e in collaborazione con Gabriella Picerno, psicologa e scrittrice cura le collana 1000 Abbracci. Per la GD Edizioni è co-direttrice (insieme a Gabriella Picerno) della collana pedagogica “Il filo di Arianna”. Cura i concorsi letterari “La Botteguccia delle Favole”, “Lo Zaino Raccontastorie”. Autrice per il blog “Il Mago di Oz”.

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