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Strappare lungo i bordi è l’ultimo lavoro di Zerocalcare. Si tratta di una serie tv Netflix interamente disegnata dal noto fumettista romano. Di seguito la recensione.
Zerocalcare
Zerocalcare, al secolo Michele Rech, è nato ad Arezzo il 12 dicembre 1983. Dopo aver vissuto in Francia, paese d’origine della madre, si trasferisce a Rebibbia, nel Municipio Roma IV, lungo la Via Tiburtina. Inizia l’attività di fumettista raccontando l’esperienza del G8 di Genova (luglio 2001). Nel 2012 pubblica con Bao Publishing il primo libro, La Profezia dell’Armadillo, il cui adattamento cinematografico è stato presentato al Festival di Venezia 2018 nella sezione Orizzonti, per la regia di Emanuele Scaringi.
A partire dal 2015 pubblica sull’Internazionale un reportage a fumetti dei sui viaggi nel Kurdistan, tra Turchia, Iraq e Siria. Il vivido resoconto della guerra all’Isis e del Confederalismo Democratico dei Curdi del Rojava, entità statale non riconosciuta sorta nei cantoni della Siria Settentrionale, nel 2016 diventa il libro Kobane Calling (Bao Publishing), al momento il suo maggior successo editoriale.
Trama di Strappare lungo i bordi
Il viaggio ricco di inconvenienti di Zerocalcare, Sarah e il Secco diventa l’occasione per tirare le somme sulle ansie, l’inadeguatezza, le aspettative mancate e i sensi di colpa di una vita, sotto la vigile supervisione dell’immancabile Armadillo, incarnazione della coscienza di Zero. All’arrivo a Biella, li aspetta una prova difficile: dare l’ultimo saluto ad Alice.
Tematiche di Strappare lungo i bordi
Strappare lungo i Bordi, che si sarebbe potuto tranquillamente intitolare “I Turbamenti di un giovane Millennial”, è il romanzo di formazione, o se preferite il diario decostruito, di una intera generazione. Il suo pubblico di riferimento sono gli eterni ragazzi e ragazze, ormai non più tanto giovani, cresciuti in mondo post-ideologico, nel quale le aspettative di un radioso futuro si sono trasformate prima in una pressione asfissiante, poi in sconcertato disappunto.
Autonomia in Kurdistan
A chi conosce lo Zerocalcare dei fumetti, la serie potrà sembrare una versione riveduta e corretta del suo stile consueto, più adatta all’ampio pubblico di Netflix. L’antagonismo orgoglioso e scanzonato, il teppismo animato da alti ideali, la polemica di punta rivolta al vigliacco conformismo populista dei Soloni che giudicano superficialmente dall’alto di comode poltrone, qui è relegata sullo sfondo: una bandiera del PKK sul muro di un centro sociale, un poster sul muro di casa, una spilla sullo zaino, una bomba carta (per altro agghindata da simpatico pinguino) intravista sullo schermo del cellulare del Secco.
I ricordi del G8 di Genova
Anche i ricordi di Genova e l’omaggio alle guerrigliere delle YPJ si ritrovano derubricate a metafore propedeutiche allo svolgimento della trama principale. Il centro del palco è lasciato a un racconto più intimo, che, contrariamente a quanto possa sembrare a prima vista, non è quello della vita disordinata ed ansiogena della voce narrante. È la storia di Alice, ennesima incarnazione della Camille della Profezia e di tutte le altre ragazze forti e fragili che vivono e muoiono sulle pagine dei fumetti di Zerocalcare.
Il ruolo dei personaggi
Divorate dall’anoressia, stritolate dagli ingranaggi di un mondo che non ha un posto per loro, o cadute al fronte, le mani serrate sul fucile, estremo appiglio per il loro indomabile coraggio, Alice, Camille, Cappuccetto Rosso brillano nella luce delle loro lacrime, ma di più in quella del loro sorriso. Ciascuna a proprio modo, sono guerriere, e la loro fine non è una sconfitta, ma l’affermazione di valori irrinunciabili, anche se non conformi a quelli della società in cui vivevano, simbolo di una generazione lasciata senza bussola tra le “macerie prime” di un mondo che non ha mantenuto le sue promesse.
E anche quelle che la bussola se la sono costruita da sole, come Sarah, l’unico personaggio che sembra dotato di cervello in mezzo alla disarmante idiozia dei suoi compagni di viaggio, non riescono a trovare la strada. Strappare lungo i bordi è una storia di donne, circondate da uomini scostanti, deboli, disorientati, indecisi, e a volte crudeli. Sono loro a ricordarci che ogni cicatrice è una medaglia, il premio per una vita vissuta. Siamo nel loro territorio. Hic sunt Leones.
Struttura e stile
Se dovessimo azzardarci ad imitare lo stile inconfondibile dell’autore, potremmo dire che Zerocalcare, nella serie come nei fumetti, ha rovesciato il paradigma del Narratore Onnisciente, implementandone uno nuovo: il Narratore che non ci ha capito un cazzo. Nella sua ostinata volontà di dimostrarci quanto la vita lo abbia disorientato, Zero riesce a confondere anche noi, portandoci per mano in un labirinto di esperienze che sembrano negare gli stessi insegnamenti che parevano impartire.
Non si può mai sapere quando la commedia diventerà dramma esistenziale, e può succedere in un secondo. Come nella vita vera. Ogni verità inossidabile, che sia scolpita sul piedistallo di una statua eretta a Dio, Patria e Bricolage, o scritta nella Sacra Costituzione dei Maschi appare con il retaggio di un passato che è allo stesso tempo mitico e comicamente fuori contesto per una generazione di bamboccioni eternamente inadeguati. Sarebbe impossibile citare qui tutti i riferimenti alla cultura pop, e a quella di borgata, disseminati lungo le puntate.
Guardare lentamente
Consiglio, in una seconda visione, di mettere spesso in pausa, per godere in pieno della sovrabbondanza di dettagli sparsi ovunque. Altrimenti perle di saggezza come “Babbo Natale mente” o “Don Matteo amico delle guardie” rischiano di passare inosservati, per non parlare dei titoli di film (a mio avviso il migliore resta “Come innamorarsi de tu madre… ner passato!”, ma anche “L’impero riattacca e mo’ so’ cazzi” non è male). Le pagine della Sacra Costituzione di cui sopra ci ricordano, senza falsa modestia, che “La Profezia dell’armadillo Capolavoro! Ma i video che ha pubblicato durante la pandemia, anche quelli Patrimonio Nazionale”.
Dubbi e domande
Se potessi rivolgere una domanda all’autore, per altro, gli chiederei che ci fanno “Ufologo Paolo”, “Lord Illuminati” e “Il Maestro” nella rubrica del suo cellulare, oppure se è vero, come si legge nel curriculum, che nel 2001 è stato Calciatore di Serie A, o in cosa consisteva il lavoro svolto nel 2003, Consulente di Sticazzi. Insomma, per non buttare via niente, ogni inquadratura meriterebbe un fermo immagine.
Lo spazio riservato all’Armadillo è aumentato rispetto ai fumetti, a tutto vantaggio della serie, considerato il pregevolissimo lavoro di doppiaggio di Valerio Mastandrea. Il Secco, in compenso, parla meno. A tal proposito, riguardo la polemica sul dialetto romano, da Milanese mi sento di dire in tutta onestà che a me non me ne frega un cazzo, e andrò a pijà un gelato.
Consigliato a
Tutti. Anche se bisogna dire che probabilmente i Millennials sentiranno Strappare lungo i bordi più come roba loro, cosa del resto vera. Zerocalcare parla a tutti, ma certe finezze potranno essere meglio apprezzate dai suoi, i mai cresciuti, senza un posto in cui sentirsi comodi e appagati, soffocati dalle aspettative dei genitori e smarriti davanti alla risolutezza un po’ incosciente dei ragazzini. Gli irrisolti, i ciancicati, che si sentiranno sempre in difetto, sempre in colpa. Quelli che invecchiano senza mai diventare adulti, ma che ci provano comunque.