Tienimi per mano: un viaggio tra cura, legami, crescita

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tienimi per mano

Breve biografia dell’autrice

Gabriella Picerno è psicologa (e scrittrice) pedagogista, consulente in sessuologia e esperta in psicologia del disegno infantile e dell’apprendimento. Direttrice del Centro di Documentazione Educativa Il Grillo Parlante di Rufina (Firenze). Lavora in progetti di formazione e interventi di educazione alla genitorialità, all’affettività e alla sessualità. Si occupa di problematiche familiari quali la separazione e il divorzio. Svolge attività professionale su tematiche come la formazione dei docenti, il disagio scolastico, i disturbi dell’apprendimento e di relazione.

Il testo: Tienimi per mano 

“Tienimi per mano”, si apre con una scena simbolica: il primo giorno di nido, il bambino che stringe forte la mano del genitore come a chiedere rassicurazione mentre si apre a un mondo nuovo. Questo gesto diventa metafora del percorso che attraversa tutto il libro: accompagnare il bambino nei suoi primi passi verso l’autonomia, senza mai lasciarlo solo emotivamente. Il testo sottolinea che i genitori sono i primi maestri e punti di riferimento, ma che il nido rappresenta un luogo di crescita affettiva, cognitiva e sociale fondamentale. Il libro nasce come guida empatica, con suggerimenti pratici e spunti di riflessione, per aiutare le famiglie a vivere con serenità la transizione dei primi anni di vita.

Due parole sul titolo 

Tienimi per mano: non solo un gesto fisico, ma un ponte silenzioso tra due mondi, due emozioni, due anime. La mano che stringe un’altra racconta fiducia, sicurezza, accoglienza. In psicologia, questo gesto diventa simbolo della relazione di sostegno, della vicinanza emotiva e della capacità di accompagnare l’altro nei momenti di incertezza. Ogni passo condiviso, ogni stretta di mano, è un linguaggio silenzioso che comunica: “Non sei solo, ci sono con te”. In termini pratici, psicologicamente, la presenza tangibile di qualcuno che ci “tiene per mano” può ridurre lo stress, rafforzare la sicurezza interna e favorire la regolazione emotiva. La psicologia dello sviluppo ci insegna che fin dall’infanzia il contatto fisico e la vicinanza emotiva sono fondamentali: i neonati che ricevono carezze e attenzioni sviluppano maggiore fiducia nel mondo e nelle relazioni future. In età adulta, il gesto si trasforma in un atto simbolico: offrire sostegno, ascolto, comprensione. Autori come John Bowlby sottolineano l’importanza dell’attaccamento sicuro, dove la disponibilità di un adulto o di una figura significativa crea le basi per l’autonomia e la resilienza. Donald Winnicott, invece, ci ricorda che il sostegno emotivo funziona come un contenitore: una mano che stringe diventa metafora della capacità di accogliere, contenere e accompagnare l’altro nella complessità dei sentimenti.

Tienimi per mano è quindi un invito alla presenza consapevole, all’empatia attiva, alla cura relazionale. Non è solo protezione: è riconoscere la fragilità e la forza dell’altro, è creare uno spazio dove il cuore può sentirsi sicuro e libero allo stesso tempo.

In pratica, tendere la mano significa:

  • Offrire sostegno emotivo: ascoltare senza giudizio, essere presenti.
  • Rafforzare la fiducia: comunicare attraverso gesti, parole e attenzione che l’altro può contare su di te.
  • Favorire la resilienza: accompagnare nei momenti difficili senza sostituirsi all’altro.

Così, una mano che si tende diventa un filo invisibile che unisce, una carezza silenziosa che cura, un gesto poetico che parla più di mille parole.

 In sintesi:

“Tienimi per mano” è un testo che unisce calore narrativo e basi psicologiche solide. La sua forza è la capacità di tradurre teorie complesse in suggerimenti pratici, valorizzando il ruolo del legame affettivo, del gioco, del linguaggio e della comunità nello sviluppo armonico del bambino.

Riflessione personale sulla genitorialità: radici, mani e legami

La genitorialità è un viaggio che non si misura solo in giorni o anni, ma in silenzi condivisi, gesti di cura e sguardi che rassicurano. Essere genitori significa tenere insieme la fragilità e la forza del proprio figlio, accompagnarlo nei primi passi con mani attente e cuori presenti. In psicologia, questa funzione va ben oltre il semplice accudimento: è un processo relazionale che plasma l’autostima, la sicurezza e la capacità di relazione dell’individuo. Il gesto simbolico del titolo di Gabriella Picerno, Tienimi per mano, racchiude l’essenza di questa funzione. Non è solo un invito alla vicinanza fisica, ma un richiamo alla presenza emotiva, alla capacità di offrire contenimento senza soffocare, protezione senza possesso. Come sottolinea l’autrice, la genitorialità è un equilibrio delicato tra cura e autonomia, tra guida e libertà, tra radici e ali.

Dal punto di vista psicologico, questa dinamica si riflette nei concetti di attaccamento sicuro (Bowlby e Ainsworth), dove la disponibilità emotiva e la sensibilità dei genitori creano basi solide per la fiducia nel mondo; e nella teoria di Winnicott, in cui il “contenitore” genitoriale permette al bambino di sperimentare e crescere, consapevole della sicurezza a cui tornare. Ogni mano tesa, ogni parola di incoraggiamento, diventa così un ponte tra il mondo interno del bambino e quello esterno, un filo invisibile che sostiene lo sviluppo emotivo e relazionale.

Nella pratica quotidiana, la genitorialità richiede presenza consapevole: ascoltare senza fretta, osservare senza giudizio, accompagnare senza sostituirsi. Significa saper accogliere le emozioni del figlio, guidarlo attraverso paure e scoperte, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita. Come l’autrice evidenzia, essere genitori non implica perfezione, ma autenticità e coerenza, qualità che insegnano ai bambini a relazionarsi con il mondo con fiducia e resilienza.

In definitiva, la genitorialità è un atto poetico e scientifico al tempo stesso: un intreccio di cuore, mente e relazioni, dove ogni gesto semplice, ogni mano tesa, lascia un’impronta duratura. Tenere per mano non significa trattenere: significa accompagnare, sostenere e permettere al figlio di diventare pienamente se stesso, sapendo che le radici sicure sono sempre lì, pronte a sostenerlo.

“Sta a noi, società degli adulti, trovare gli stimoli per i nostri giovani, aiutarli a costruirsi il proprio cervello, che poi significa il proprio comportamento. È una responsabilità che fa o dovrebbe far tremare le vene e i polsi, perché si tratta di formare le nuove generazioni, il mondo di domani”.

Lamberto Maffei 

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Dott.ssa in Discipline Psicosociali. Illustratrice, autrice di libri per bambini e fantasy, racconti, poesie, romanzi. Finalista 2017 del concorso Fiction e Comics, de Ilmiolibro, Gruppo Editoriale l’Espresso con il libro “C’Era Una Volta”. Libri pubblicati sullo stesso sito, Desideri Cristina ilmiolibro.it. Vincitrice del Secondo premio Internazionale di Poesia e Narrativa, Firenze Capitale D’Europa con “La bambola di Giada”. Racconti e favole sono stati inseriti in raccolte antologiche in quanto vincitori di concorsi, quali “Parole d’Italia, Racconti brevi di vecchi e nuovi italiani” indetto dalla Regione Lazio, la favola “Le stelle” selezionata dalla Scuola Holden per DryNites. Vincitrice di svariati concorsi letterari. Ha collaborato con la Montegrappa Edizioni e, per la stessa, ha ideato e curato sette concorsi letterari. Ha illustrato il libro “Sogni e Favole” del romanziere Giuseppe Carlo Delli Santi. Con la Pav Edizioni ha pubblicato il romanzo per la collana psicologica-thriller "La collezionista di vite”. Per la Pav Edizioni e in collaborazione con Gabriella Picerno, psicologa e scrittrice cura le collana 1000 Abbracci. Per la GD Edizioni è co-direttrice (insieme a Gabriella Picerno) della collana pedagogica “Il filo di Arianna”. Cura i concorsi letterari “La Botteguccia delle Favole”, “Lo Zaino Raccontastorie”. Autrice per il blog “Il Mago di Oz”.

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