Autopsia dell’io — Giuseppe De Grado: un viaggio nella fragilità e nella rinascita

Un viaggio nel profondo dell’essere, tra introspezione, arte e psiche. Con “Autopsia dell’io”, Giuseppe De Grado firma un libro che è confessione, ricerca e poesia.

Un viaggio introspettivo che tocca tematiche sia puramente intimistiche che antropologiche e sociali. Un unico lungo racconto con tappe ben definite, caratterizzate da continui salti temporali, che l’autore propone per far meglio immergere il lettore nel proprio mondo presente e passato. La linea di confine tra mondi visibili (la realtà delle cose) e invisibili (i pensieri e le forze implicite che li scaturiscono) è molto sottile, ma ciononostante si riesce sempre a restare perfettamente in bilico tra i due. Si potrebbe facilmente pensare a un labirinto della mente esposto narrativamente ma, seppur la sensazione primaria possa essere tale, una bussola concettuale è sempre presente per evitare il disorientamento. A far da padrone è l’autore che al contempo è protagonista di un’idilliaca storia d’amore con lo sfondo del tempo che passa e che corrode cose e persone, senza però intaccarne i significati; un romanticismo palpabile e accattivante, che quasi tende a contaminare chi ne legge, data la sua avida veemenza. In conclusione, volendo sintetizzare in poche parole l’essenza di questo libro, resta da dire che il percorso di esso è lungo, tortuoso ma morbido, con zampilli di marcata malinconia verso un’epoca vicina ma comunque lontana anni luce, in cui sembrava che i valori fossero mastodontici e i sensi molto più svegli a favore della vita e di un cuore sempre messo in prima linea; insomma, un viaggio a ritroso nel tempo che tende a sbiadirsi, con una velocità sempre maggiore, tra l’autobiografia e l’autoanalisi.

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Un taccuino dell’anima

In Autopsia dell’io (128 pagine), Giuseppe De Grado si mette a nudo in un percorso di introspezione che mescola prosa, poesia e immagini.
Non un semplice diario, ma una mappa emotiva in cui dolore e speranza convivono, dando voce a quella parte di sé che spesso restiamo a ignorare.

De Grado racconta con delicatezza e precisione i tormenti e le gioie di un uomo che non ha paura di guardarsi dentro. Ogni pagina diventa uno specchio in cui il lettore riconosce la propria umanità imperfetta, tra perdita, desiderio di appartenenza e bisogno di autenticità.

“Scrivere significa scendere nei miei abissi: ogni volta non ne salgo intatto, ma trovo la via di casa passando vicino al cuore.”

L’io come bussola della coscienza

Uno degli aspetti più interessanti del libro è la riflessione sull’io — il centro della coscienza, quell’equilibrio fragile che media tra pulsioni, regole e realtà esterna.
De Grado intreccia la sua narrazione personale con richiami a Freud, Jung, Erikson e Rogers, esplorando l’identità come processo in continua costruzione.

L’autore ricorda che l’io non è una struttura immutabile ma un flusso, un processo cerebrale e psicologico fatto di memoria, emozione e percezione.
La parte dedicata alle neuroscienze amplia la visione: l’io non è solo psiche, ma anche materia viva, movimento, esperienza.

“Comprendere il mio io è stato come scoprire una presenza silenziosa: non qualcosa da giudicare, ma da ascoltare. È lì che si nasconde la mia verità.”

Questa dimensione teorica non appesantisce il testo, anzi, lo arricchisce di profondità. Autopsia dell’io diventa così un ponte tra letteratura e psicologia, tra conoscenza e emozione.

Fragilità e immagine

La fragilità è il filo conduttore dell’intero volume.
De Grado la descrive in versi e in prosa, con una lingua limpida e musicale.
Le illustrazioni di Roberta Lanzi, realizzate con penna, matita e acquarello, accompagnano e amplificano il testo, raffigurando l’autore come figura sospesa tra realtà e sogno, in atmosfere che ricordano Monet, Van Gogh e Degas.
L’arte, qui, diventa introspezione visiva: ogni tratto rivela qualcosa che le parole non dicono.

L’autore si confida: la risposta completa

Nell’intervista che chiude il libro, De Grado racconta la genesi del suo lavoro con una sincerità rara:

«In questo libro ho dato tutto me stesso — i miei sentimenti e i miei pensieri — e l’ho fatto anche grazie alla forza dell’amore per mia moglie. Scrivere significa scendere nei miei abissi: ogni volta non ne salgo intatto, ma trovo la via di casa passando vicino al cuore.»

Quando gli si chiede cosa significhi spogliarsi così tanto davanti al lettore, l’autore risponde:

«È stato un momento, e come tutti i momenti si va incontro a una trasformazione: come dal bruco nasce una farfalla. Mi sono spogliato delle mie paure e ho accettato di mostrarmi. È stata una liberazione.»

E aggiunge ancora, con intensità:

«Scrivere Autopsia dell’io è stato come tornare a casa dopo anni di smarrimento. Ho scavato nella mia memoria e nei miei silenzi per ritrovare la voce che avevo perso. Non ho paura di chiamare questo percorso con il suo nome: guarigione.»

Le sue parole, autentiche e vibranti, restituiscono il cuore pulsante del libro: la scrittura come atto terapeutico, come possibilità di rinascita.

Il tempo e la presenza

Il tempo attraversa il libro come tema ricorrente: tempo che passa, tempo perduto, tempo da ritrovare.
De Grado invita a rallentare, a riscoprire la presenza, a smettere di vivere per abitudine.
È un messaggio che risuona forte in un’epoca dominata dalla distrazione e dalla corsa continua: solo fermandosi si può davvero ascoltare.

“L’attitudine all’abitudine, alla paura del cambiamento, fa sì che l’animo non si evolva.”


Estratto significativo

«Non volevo richiudere questa crepa, non volevo farmi sopraffare dalla paura… L’attitudine all’abitudine, alla paura del cambiamento, fa sì che l’animo non si evolva.»

Questo passo riassume la filosofia dell’autore: accettare la crepa come parte della crescita, trasformare il dolore in consapevolezza.

Conclusione: un viaggio da condividere

Autopsia dell’io non è soltanto un libro: è un’esperienza di autenticità e coraggio.
Un invito a riscoprire se stessi, a riconciliarsi con la propria vulnerabilità e a comprendere che la fragilità è parte della bellezza umana.
Giuseppe De Grado ci regala una testimonianza toccante, fatta di parole e immagini che sanno parlare al cuore e alla mente.

Per chi: ama la narrativa autobiografica, la psicologia del sé, l’introspezione poetica e i libri che fanno riflettere.

Il libro può essere acquistato anche su

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