Daniel Love sui sogni lucidi: miti e ricerca scientifica

Ringraziamo Daniel Love, uno dei massimi esperti internazionali di onirologia e studioso del sonno, per averci concesso questa intervista. Con un approccio rigorosamente scientifico, ha aiutato centinaia di migliaia di persone a scoprire i benefici dei sogni lucidi e a sviluppare una maggiore consapevolezza. Autore di best-seller come Are You Dreaming?: Exploring Lucid Dreams, fondatore dell’International Lucid Dreaming Day e divulgatore seguitissimo sul suo canale YouTube e sul sito ufficiale, Daniel Love è un punto di riferimento mondiale per chi cerca chiarezza in un campo spesso confuso da miti e false credenze.

In questa intervista parliamo di temi centrali: dalla distinzione tra sogno lucido e viaggio astrale o esperienze fuori dal corpo, al ruolo della ricerca scientifica e delle neuroscienze, fino all’impatto della mindfulness e delle nuove tecnologie come le mascherine per i sogni lucidi. Le sue risposte offrono spunti preziosi per chi vuole imparare tecniche affidabili per sognare lucido, evitando sensazionalismi e trovando un approccio autentico a questo affascinante mondo.

Daniel Love

Domanda. Esiste un dibattito acceso sulla distinzione tra sogni lucidi ed esperienze extracorporee, con alcuni ricercatori che sostengono che non ci sia una differenza sostanziale, ma solo terminologica (come nel caso di Raduga), mentre altri li considerano fenomeni distinti. Qual è la tua posizione su questo tema e perché la ricerca scientifica non ha ancora chiarito del tutto questa distinzione?

Risposta. La risposta breve è che sono diverse, ma solo se si tiene a essere precisi, cosa che, a mio parere, dovremmo fare. Il sogno lucido è uno stato psicologico ben documentato che si verifica nel sonno REM, in cui chi sogna si rende conto di stare sognando. La proiezione astrale, invece, è una credenza culturale e spirituale, essenzialmente una narrazione che viene applicata a certe esperienze mentali (spesso sogni lucidi mal interpretati, ipnagogia o paralisi del sonno). Il problema è che le persone spesso le confondono perché possono sembrare molto simili a livello soggettivo. Inoltre, c’è una tendenza a sperare che queste esperienze confermino le nostre convinzioni preesistenti.
Perché la scienza non ha “risolto” la questione? Principalmente perché la scienza non studia realmente la proiezione astrale: non si può facilmente misurare l’affermazione soggettiva di un’anima che vola per il cosmo. Inoltre, i pochi studi seri hanno confutato in modo definitivo le affermazioni fatte, quindi, una volta che la scienza ha avuto la sua risposta, si è dedicata a spiegazioni più ragionevoli.
Ciò che possiamo misurare è l’attività cerebrale durante i sogni, e tutte le prove affidabili indicano che il sogno lucido, o stati di sogno simili e meno consapevoli, sono la spiegazione più comune per il cosiddetto viaggio astrale. La spiegazione astrale è interessante dal punto di vista storico e culturale, ma scientificamente non è affatto supportata. Per me la distinzione è importante, altrimenti si cade in un caos di linguaggio vago in cui tutto è permesso (e diventa impossibile imparare o insegnare).

D. Ci sono stati alcuni studi che hanno suggerito la possibilità di comunicare tra sognatori lucidi in fase REM, seppur in modo rudimentale. Qual è il tuo punto di vista su queste ricerche? Hai mai avuto esperienze personali o testimonianze affidabili di comunicazione in sogno con altri sognatori lucidi?

R. Sì, nel corso degli anni sono state fatte alcune ricerche interessanti che dimostrano che chi fa sogni lucidi può rispondere a domande esterne mentre sogna, usando segnali oculari o addirittura risolvendo semplici problemi matematici. Penso che sia una cosa notevole e sono contento che la gente la stia esplorando. Ma non romanticizziamola troppo: non siamo ancora al punto in cui chi sogna può avere lunghe conversazioni nel sonno REM come se fosse al telefono. È più come ricevere qualche battito di codice Morse. È interessante, ma i media l’hanno gonfiata in modo esagerato.
Personalmente, non ho mai avuto un’esperienza che potrei definire una vera comunicazione “telepatica” a due vie con un altro sognatore (a parte i resoconti aneddotici di sogni, che sono notoriamente inaffidabili). La ricerca su una segnalazione più concreta è promettente, ma al momento siamo ancora agli inizi e, francamente, è limitata per principio e per design. Quasi sicuramente non avremo mai un “internet dei sogni”, a meno che strumenti come Neuralink non prendano piede.

D. Si parla spesso delle capacità del sogno lucido di attingere a conoscenze dell’inconscio personale, ma c’è anche chi sostiene che possa connettersi a un inconscio collettivo, come teorizzato da Jung. Ad esempio, alcuni sognatori raccontano di ricevere da un defunto informazioni che non conoscono e che si rivelano veritiere una volta svegli. Qual è il tuo punto di vista su questo fenomeno?

R. Jung aveva delle idee molto poetiche, ma le prove di un inconscio collettivo letterale sono praticamente inesistenti. Quando le persone dicono di aver sognato qualcosa che “non potevano sapere”, tendo a vederlo come una combinazione di coincidenza, stranezze della memoria e interpretazione successiva (la mente è un’esperta nel ricamare una narrazione convincente partendo da pochissimo. Lo vedevo sempre quando lavoravo come mago: le persone riferivano che avevo fatto miracoli che non erano mai avvenuti).
Detto questo, i sogni danno accesso ai processi inconsci, ma è il tuo inconscio. Intuizioni subconsce, ricordi dimenticati a metà, piccoli frammenti di informazioni che hai raccolto senza accorgertene. Questo è di per sé potente, senza dover invocare un database telepatico e mistico dell’umanità. E, francamente, l’idea è incredibilmente antropocentrica e un po’ priva di umiltà.

D. Nei tuoi video, mostri spesso una chiara distinzione tra la lucidità nel sogno e la ‘lucidità’ applicata alla vita di veglia. Come definiresti e quali sono i confini (o le intersezioni) tra la consapevolezza che si sviluppa nei sogni lucidi e la mindfulness o altre pratiche di lucidità nella vita reale? Perché è così importante, a tuo avviso, mantenere questa distinzione?

R. Questo è un punto fondamentale. Probabilmente il più grande. A mio avviso, il sogno lucido e la mindfulness vengono spesso confusi, ma non sono assolutamente la stessa cosa. Il sogno lucido è il riconoscimento di trovarsi in uno stato onirico, attraverso il pensiero critico e la conclusione logica. La mindfulness è prestare un’attenzione più vaga alla propria esperienza attuale. Si sovrappongono (la mindfulness può aiutarti a capire quando stai sognando), ma confonderle è un pensiero davvero superficiale, anche se incredibilmente comune negli angoli più new age della comunità del sogno lucido.
Se ti stai chiedendo perché la distinzione sia importante, la risposta è perché la lucidità nei sogni richiede un tipo molto specifico di metacognizione: la capacità di uscire dal proprio modello di realtà e dire “aspetta un attimo, forse questo non è come sembra”. Se lo confondi con la mindfulness generale, diluisci entrambe le pratiche. È come confondere l’astronomia con l’astrologia solo perché entrambe riguardano le stelle. Hanno temi simili, ma risultati molto diversi.

D. Quali sono, secondo te, le aree di ricerca più promettenti nel campo dei sogni lucidi nei prossimi 5-10 anni? Pensi che la neuroscienza possa un giorno sbloccare i misteri della coscienza onirica in modo definitivo, o ci sono limiti che rimarranno invalicabili?

D. Quali sono le aree più promettenti? Le neuroscienze stanno lentamente svelando come il cervello costruisce i sogni in primo luogo; i modelli di elaborazione predittiva sono particolarmente affascinanti. Sta emergendo anche la possibilità di mappare il contenuto dei sogni in tempo reale, anche se siamo ancora lontani.
La scienza risolverà ogni cosa? Probabilmente no. Ci sono dei limiti: dopotutto, l’esperienza soggettiva è privata e il linguaggio stesso è impacciato nel catturarla. Ma penso che avremo un quadro molto più chiaro dei meccanismi del sogno nel prossimo decennio.

R. Con l’emergere di nuove tecnologie come le mascherine per i sogni lucidi e dispositivi per il monitoraggio del sonno, si pone sempre più l’interrogativo su quale sia il ruolo degli strumenti esterni rispetto alle tecniche puramente mentali o psicologiche. Come valuti l’impatto di queste innovazioni sul futuro della pratica del sogno lucido, e qual è il tuo consiglio per chi cerca un approccio equilibrato?

D. La nuova ondata di maschere e gadget è più o meno una riproposizione dei principi che Hearne e LaBerge hanno sperimentato negli anni ’90. Stanno certamente migliorando rispetto alla tecnologia più vecchia (che era per lo più poco più che luci lampeggianti legate al viso). Ma il problema è questo: i gadget saranno sempre limitati dalla psicologia di chi sogna. Se non hai la mentalità e le competenze giuste, una maschera non ti renderà magicamente lucido, e chiunque le commercializzi in questo modo sta semplicemente ingannando i clienti.
Il mio consiglio è di trovare un equilibrio: sperimenta pure gli strumenti se ti va, ma non trascurare l’allenamento mentale. E di certo non spendere centinaia di euro per un dispositivo che fa promesse impossibili. Altrimenti ti ritroverai con un oggetto molto costoso che prende polvere e una lezione di vita sul discernimento.

R. Nei tuoi video, ti impegni spesso a sfatare miti e malintesi comuni sui sogni lucidi. Qual è, a tuo parere, la ‘falsa credenza’ più pericolosa o dannosa che hai incontrato nella comunità dei sognatori lucidi, e come cerchi di correggerla?

D. Che il sogno lucido sia facile, istantaneo o che si possa imparare in una notte. Questo vende libri e video su YouTube, ma lascia i principianti disillusi quando falliscono dopo pochi tentativi. Peggio ancora, mina la vera scienza dipingendo il sogno lucido come una sorta di trucco da salotto.
Allo stesso modo, c’è un termine assurdo in circolazione, “onnilucidità”, che è essenzialmente il concetto assolutamente ridicolo (e del tutto antiscientifico) che si possa essere lucidi in ogni sogno. È una parola inventata da persone che inventano cose. Se la senti, sai che sei finito nel lato oscuro e disinformativo del sogno lucido e dovresti prendere tutto non con un pizzico, ma con un pianeta intero di sale.
Cerco di correggere questi concetti essendo brutalmente onesto: il sogno lucido richiede pazienza, costanza e una mentalità critica. Non trasformerà ogni sogno, non ti renderà un maestro illuminato, né è la soluzione a tutti i tuoi problemi. Ma ne vale la pena, perché è un’affascinante incursione nel confine selvaggio della mente umana. E svilupperai abilità utili proprio perché non è istantaneo.

D. Come vedi l’evoluzione della comunità online dei sognatori lucidi nei prossimi anni? Quali sfide e quali opportunità si presenteranno per chi, come te, utilizza piattaforme come YouTube per educare e ispirare, e quali consigli daresti ai neofiti che si avvicinano a questo mondo attraverso i canali digitali?

R. Onestamente, al momento è un po’ un caos. Ci sono una manciata di persone valide, ma non saranno quelle di cui hai sentito parlare, perché vengono sopraffatte da sensazionalismo, iperboli e affermazioni allettanti. Purtroppo, c’è un’inondazione di disinformazione, inclusi (più di recente) sciocchezze generate dall’IA, e persone che si arricchiscono senza capire nulla dell’argomento.
Per gli educatori, la sfida è distinguersi senza banalizzare (e senza essere sopraffatti dalla frangia tossica). Per i nuovi arrivati, il mio consiglio è: scegliete con cura i vostri insegnanti. Se qualcuno promette risultati istantanei o mescola i sogni con un misticismo da quattro soldi, consideralo una bandiera rossa.
Per quanto riguarda il futuro, sospetto che vedremo una spaccatura ancora più grande tra gli educatori seri e coloro che cercano solo di fare clic. Dopotutto, questo è il mondo di internet.


D. Hai un pubblico che ti segue anche dall’Italia? E speri, in futuro, di tradurre i tuoi libri o i tuoi contenuti in lingua italiana per raggiungere una comunità più ampia?

R. Sì, ho alcuni spettatori italiani e mi piacerebbe raggiungerne di più. Tradurre i miei libri in italiano è sicuramente qualcosa che vorrei che accadesse (editori, se state leggendo questo, contattatemi). È una questione di tempo e risorse, ma sono fiducioso.

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