Cos’è importante? Ovvero il senso perduto dello stare insieme…

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Dove sono andati gli amici e le amiche di un tempo? Quelli e quelle delle comitive infinite? Quelli e quelle del movimento umanista fiorentino, che volevano umanizzare il mondo dopo aver letto Silo,  con cui intavolavo discussioni e con cui andavo a distribuire volantini nel centro di Firenze per ore? Dove sono andati gli amici e le amiche del movimento studentesco padovano, delle occupazioni del’93 e del’94, che protestavano contro l’aumento delle tasse universitarie e che volevano cambiare l’Italia? Penso ai luoghi di ritrovo di allora, a quelle scalinate di una piazza, in cui se ti sentivi solo o avevi un problema, trovavi sempre qualcuno con cui parlare, relazionarti, socializzare, sfogarti in un continuo circolo virtuoso di comprensione empatica reciproca. Oggi invece se vai nelle piazze tutti ascoltano musica con le cuffiette,   smanettano con il telefonino oppure fanno foto della pizza che si apprestano a mangiare. Penso alla trattoria Il pero a Padova, con cui potevi cenare con pochissime lire e trovare nel locale l’umanità più varia, tra studenti, professori, poveri, lavoratori. Oggi quella trattoria ha chiuso da anni perché il titolare è morto. Allora l’aspetto fisico contava di meno. Ci si sceglieva, ci si amava anche per gli interessi comuni, per i contenuti, per gli ideali, per i valori condivisi, per le affinità elettive. Oggi invece si guarda soprattutto all’involucro. Oh certo l’occhio ha sempre voluto la sua parte, ma oggi vuole quasi l’intero!  Anche se cerchi di parlare di poesia, di filosofia, oggi ti fanno il redditometro. Da giovane c’erano le ragazze che ti chiedevano quanto era grande la tua casa, che mestiere facevano i tuoi genitori, che macchina aveva tuo padre, ma allora c’erano anche ragazze che uscivano con te perché sapevi a mente le canzoni di Guccini, di De Gregori, perché avevi letto l’opera omnia di Montale, etc etc. Oggi anche tra poeti, poetesse, appassionati di poesia si dà o si chiede l’amicizia in base al lavoro che uno fa e/o in base all’aspetto fisico, intuito magari dalla foto di vent’anni prima o ritoccata con i filtri.  Oggi a cinquantadue anni tutti mi considerano in base non all’essere ma in base all’avere, all’apparenza, al fare. Oggi non sei ciò che sei ma ciò che fai, che appari, che hai. Persino per i medici apparentemente progressisti sono un caso clinico perché ho preso  un antidepressivo, e sono un inconcludente, un fallito, su cui ironizzare, dato che probabilmente critico le beghe del loro partito in cui credono ciecamente o a cui appartengono in modo strumentale e clientelare. Io oggi da anarchico apartitico sono fuori da ogni contesto socioeconomico, un disadattato che per ora ha due soldarelli con cui campare. In fondo sono solo uno che ha il lusso di perdere tempo a pensare e a ricordare in un’epoca in cui è vietato fermarsi a riflettere e ricordare. E poi non si può essere forever young! Oggi l’importante è adattarsi a tutti i costi ai dettami del consumismo e della civiltà dell’immagine.  Oggi l’importante è avere successo o essere almeno integrati. Oggi l’importante è avere qualcosa ďa offrire al mercato, perché è il mercato, bellezza! Oggi l’importante è essere darwinisti socioeconomici perché i migliori sono visti e presi! Oggi l’importante è correre per arrivare, non fermarsi e non voltarsi mai indietro! Oggi l’importante è fottere spensieratamente e farsi una scopamica. Oggi l’importante è avere una bella donna, che se poi ti lascia o ti tradisce, la spubblichi con il revenge porn!! Oggi l’importante è avere una bella macchina, per cui indebitarsi. Oggi l’importante è avere visibilità,  che poi deve diventare business. Oggi l’importante è specializzarsi, anche a costo di perdere la visione globale o se si ha non deve essere esplicitata  mai per motivi di carriera. L’importante oggi è andare nei ristoranti in e nei luoghi esotici all’estero in vacanza per raccontarlo agli amici. L’importante oggi  è avere una buona web reputation. Il potere ci ha diviso. Ha diviso il sapere, la cultura,  al punto che tutto, anche le cose più immonde, sono considerate cultura e che  la vera cultura generale non conta più niente, dominando oggi la sottocultura televisiva dei quiz. Oggi si sta insieme soltanto tra pochi amici. Ma la vera partecipazione collettiva è finita. Claudio Lolli nel’77 cantava “Anna la piazza ti ama, la piazza è con te”. Oggi la piazza non c’è più. Le piazze sono deserte o tutte strumentalizzate politicamente. Si finisce così: disadattati o cooptati! Dove sono finite quelle esperienze collettive? Dove sono finiti quei sogni, quelle speranze, quelle albagie, intrecciate indissolubilmente con le nostre storie private, con le nostre misere vicissitudini,  con i nostri amori? A volte mi sembra solo di aver sognato, di aver fatto un grande sogno e mi sembra che questo presente sia solo un brusco risveglio. D’altronde a quale matrix giochiamo? C’è chi ha problemi più seri come uns moglie e dei figli! Un tempo c’erano il materiale e l’immaginario, mentre oggi ci sono il reale e il virtuale, in una confusione caotica che distrae e aliena dalla presa di coscienza dei veri problemi dell’Italia e dell’umanità.  Tanto è inutile cercare di cambiare, di discutere: questo è un Paese in cui regna l’immobilismo o tutt’al più è un paese gattopardesco, in cui i cambiamenti vengono sempre dall’alto. Oh certo ci si perde di vista tra amici. Se ci incontrassimo, non ci riconosceremmo più da quanto siamo cambiati e poi ognuno ha la sua vita! Certi amarcord potrebbero finire in un’atmosfera come il film “Il grande freddo”. Oh certo alcuni amici hanno fatto carriera e non ci salutano neanche più se li incontriamo per strada. Altri sono morti giovani. Ma purtroppo questo fa parte della vita, della vita di tutti e di tutte! Inutile rimpiangere allora, ancora più inutile recriminare. Comunque non solo abbiamo perso il senso della collettività, dopo tanti sogni di collettivismo, ma abbiamo perso anche il senso della nostra unicità e irripetibilità, confusi e immersi tra tanto individualismo. Siamo ormai atomi sociali omologati e racchiusi nella nostra bolla di filtraggio con immaginari anche erotici sempre più uguali, con i nostri desideri mimetici:  individui massificati, prodotti del livellamento generale. Chi non si adegua al gregge è uno scarto di lavorazione. Ridatemi quella voglia giovanile di autenticità,  di stare insieme, di capire il mondo, di cambiarlo, di credere in qualcuno o in qualcosa! Invece oggi sono solo un omunculo attempato inacidito e malinconico!  Prendete pure questi miei scritti come poveri e stupidi cahiers de doléances. Io dopo aver pensato queste cose alla rinfusa, spengo il tablet, che mi sono portato dietro durante questa passeggiata, mi alzo dalla solita panchina su cui siedo sempre, smetto di pensare e ritorno a casa. Da Pontedera è tutto per oggi…

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Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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